La bellezza ci salverà
Quando si parla di bellezza, soprattutto se in relazione al contesto della moda, si tende a ricollegare questa parola ad una proprietà effimera e superficiale. Un ideale sterile e mutevole che risente del capriccio del gusto dominante del costume sociale.
Ma questa tragedia che stiamo vivendo, in cui un’emergenza mondiale sta mettendo in crisi la maggior parte delle nostre certezze e delle nostre abitudini, è il tempo delle riflessioni e il tempo per mettere in discussione i nostri obiettivi, azioni e convenzioni.
Va ricordato che il concetto apparentemente futile di bellezza, è stato oggetto di studi filosofici e ricerche sin dall’antichità. All’epoca la bellezza veniva considerata un riferimento positivo a cui tendere in quanto espressione delle massime qualità desiderabili. Tali qualità non si fermavano alla superficie, ma erano poste in stretta connessione con il senso stesso dell’esistenza e con i valori morali e civili. Veniva inoltre definito come “bello” ciò che, dalla sua contemplazione e percezione, poteva offrire all’osservatore elevazione morale e spirituale verso il fine ultimo del bene.
Questi pensieri hanno iniziato a balenarmi nella testa in modo disordinato e confuso durante le ultime settimane in cui il semplice atto di #restareacasa è diventato una azione con un forte impatto sulla società e in cui ho capito, dopo un primo disorientamento iniziale, che questa condizione di forzato distanziamento sociale e di isolamento è destinata a durare per qualche tempo. Ma tali riflessioni hanno potuto organizzarsi in una sequenza compiuta solo dopo aver partecipato telematicamente, insieme a milioni persone, alla Benedizione Urbi et Orbi di Papa Francesco del 27 marzo scorso.
Durante quello che è stato chiamato (in modo assolutamente corretto) “Momento Straordinario di Preghiera”, vedendo il Pontefice solo in mezzo ad una Piazza San Pietro vuota in modo soffocante, sotto la pioggia, chiamare a raccolta il mondo intero per unirsi nella preghiera e per indicare la strada da perseguire nello smarrimento dato dalla pandemia, ho realizzato in quanti modi tale momento fosse straordinario:
_la bellezza della capacità di un uomo di arrivare al cuore di tutte le persone al di là delle distinzioni di religione, provenienza e cultura;
_la bellezza della speranza che ci veniva trasmessa;
_la bellezza di un momento in cui una moltitudine di persone ha potuto condividere un’esperienza vera, toccante, andando oltre la forzata distanza fisica e sociale imposta dalla pandemia;
_ la bellezza delle tecnologie che hanno reso possibile tale evento…
“La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità
e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze”
(Papa Francesco)
“La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità. La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di “imballare” e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare con abitudini apparentemente “salvatrici”, incapaci di fare appello alle nostre radici e di evocare la memoria dei nostri anziani, privandoci così dell’immunità necessaria per far fronte all’avversità.”- così il Santo Padre dal Sagrato della Basilica di San Pietro ha ricordato al mondo l’importanza di concentrare il nostro operato verso uno scopo che possa conferire un significato alla nostra vita.[Nota 1]
La spaventosa e staordinaria situazione in cui il mondo è stato costretto a schiacciare il pulsante “pausa”, per rispetto di chi è chiamato in prima linea a rispondere all’emergenza, deve essere l’occasione per mettere a frutto questo tempo e ripensare le proprie abitudini e costruire un futuro nuovo, sia con piccole azioni quotidiane sia attraverso l’espressione della propria professione. Lo dico prima di tutto a me stessa ma spero di poterlo fare insieme a voi mie care Smart & Chic Souls.
Mettiamo a frutto questo tempo:
costruiamo un nuovo futuro attraverso l’espressione della nostra professione!
Nelle ultime settimane infatti in cui mi sono trovata a passare in casa, in un ambiente chiuso, molto più tempo del solito, ho iniziato ad apprezzare maggiormente moltissime cose che prima davo per scontate.
La mattina ho inaugurato l’abitudine di alzarmi presto per iniziare la giornata con una sessione di fitness, prima di partecipare alle riunioni telematiche con l’ufficio. Davanti alla mia finestra c’è un albero – un semplice albero nemmeno troppo rigoglioso – che si trova nel giardino dei miei vicini. Andando sulla cyclette e osservando nel frattempo fuori dal mio balcone, giorno dopo giorno, ho potuto constatare la primavera in arrivo come facevo quando ero bambina: le gemme che iniziano a spuntare, le chiacchiere di rondini, merli e colombe tra i rami, i meravigliosi fiori di ciliegio che hanno impreziosito la visuale con la delicatezza di un scia di zucchero filato bianco.
Ho potuto realizzare quanto sia importante riuscire a trattenere la sensazione positiva di bellezza e speranza che il risveglio della Natura sa offrire, nei momenti di inevitabile tensione quotidiana e di come questo possa essere un utile argomento di conversazione quando si cerca di distrarre al telefono un’amica scoraggiata dalle difficoltà del momento. Ho realizzato quante volte ho lasciato che problemi di scarsa rilevanza rovinassero il colore delle mie giornate e come sia importante sviluppare la capacità di trasmettere invece il più possibile un pensiero motivante e positivo in chi ci sta intorno.
High-Tech FAshion e telemedicina
L’estensione dello smart working,[Nota 2] a cui ero già abituata da tempo ha portato diverse conseguenze. Accanto alla fatica a volte delle comunicazioni a distanza – soprattutto riguardo allo sviluppo di graphic e product design che vorrebbero una collaborazione fianco a fianco tra tecnici, progettisti e stakeholder – mi ha offerto l’opportunità di frequentare un maggior numero di stanze virtuali e interagire con più persone che accolgo nel mio studio di casa, anche se solo attraverso uno schermo. Così mi sono riproposta di cercare di trasmettere maggiore vicinanza alle persone con cui interagisco durante la giornata e di prestare una rinnovata attenzione al loro stato d’animo e difficoltà.
Dialogando con amici e colleghi ci siamo resi conto di come quella che prima ci sembrava una dipendenza eccessiva dagli strumenti tecnologici, in particolare l’ansia da assenza di connessione Internet, ha rafforzato in noi la convinzione che le tecnologie – se usate per fini e scopi corretti – sono una risorsa preziosissima che può farci scoprire nuovi modi di relazionarci con il mondo, nuove opportunità e spesso risolvere problemi importanti. Non parlo solo di strumenti per la comunicazione, ma di tutto il settore della telemedicina, ovvero l’insieme di tecniche mediche ed informatiche che permettono la cura di un paziente o l’erogazione di servizi sanitari e di monitoraggio della salute a distanza. In Italia fatica a prendere piede, ma queste metodologie potrebbero ridurre i tempi di ospedalizzazione di molti pazienti sia in tempi di emergenza come questi, sia in tempi NON straordinari per consentire ai malati cronici di curarsi godendo della vicinanze delle loro famiglie, dei vantaggi dovuti al confronto di dati sui parametri fisiologici di numeri elevati di pazienti rilevati attraverso dispositivi indossabili, dell’utilizzo di tessuti intelligenti in grado di rilevare particolari caratteristiche dell’aria in cui siamo immersi… Questa è la vera bellezza della ricerca nel settore High-Tech Fashion!
Il mio pensiero vuole essere un ringraziamento a tutti coloro che si stanno impegnando per contrastare questa situazione, a Papa Francesco per lo Straordinario Momento che mi ha spinto a scrivere questo semplice articolo, a tutti coloro che si sforzano per rispettare tutte le norme restrittive, a chi combatte giornalmente le proprie ansie e paure, alle persone con cui ho potuto dialogare in queste settimane che mi hanno regalato i loro pensieri e il loro sostegno e a tutte le Smart & Chic Souls che da sempre motivano i miei studi e arricchiscono questo blog con la loro presenza.
Un abbraccio digitale. Maddalena
NOTE
[1] Papa Francesco. Momento Straordinario di Preghiera in Tempo di Epidemia.Sagrato della Basilica di San Pietro, Venerdì 27 marzo 2020. http://www.vatican.va/content/francesco/it/messages/urbi/documents/papa-francesco_20200327_urbi-et-orbi-epidemia.html
[2] Il lavoro agile o smart-working consiste in una modalità di lavoro per obiettivi, senza precisi vincoli temporali e spaziali, che consente al lavoratore autonomia e flessibilità nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare per le proprie mansioni. Nel caso di molti professionisti lo smart working prevede l’impiego di strumenti per la gestione di riunioni telematiche per tenersi in contatto con i colleghi e clienti.
IMMAGINI
[foto 1 e 2] Grafiche realizzate da Maddalena Mometti