Il viaggio di un’opera d’arte da Toronto a Venezia
Continua il nostro viaggio alla scoperta dell’installazione Grove, metafora di nuovi spazi da abitare e di un’evoluzione della specie umana verso la creazione di esseri ibridi in stretta connessione sia con la tecnologia che con l’ambiente, intesi come piante, animali, ma anche come minerali ed esseri inerti!
Qualora vi foste persi l’intervista a Philip beesley - architetto, visual artist e direttore del >>>Living Architecture Systems Group a Waterloo, Canada e autore dell’ installazione Grove alla Biennale Architettura 2021 - >>> potete leggerla qui.
Oggi esploreremo il punto di vista di Sascha Hastings – curatrice e produttrice d’arte molto abile, e persona molto simpatica – che ha seguito il complesso processo di trasferimento di Grove dal Canada a Venezia: un’avventura ulteriormente complicata dall’arrivo della pandemia globale nel 2020.
Intervista a Sascha Hastings
Maddalena Mometti: Prima di tutto, vorrei chiederti di raccontarmi per favore la genesi dell’avventura e tutte le tappe organizzative necessarie per portare Grove a Venezia.
Sascha Hastings: All’inizio dell’autunno del 2019 Hashim Sarkis ha invitato Philip Beesley e il Living Architecture System Group alla Biennale di Venezia. In quel momento Philip mi ha contattato per essere coinvolta, dato che avevo lavorato con lui alla sua installazione del 2010 al Canada Pavillion e ad altre mostre canadesi alla Biennale.
Philip stava lavorando a una mostra a Cambridge, chiamata >>> Meander che includeva un paesaggio sonoro immersivo distribuito sviluppato in collaborazione con il gruppo olandese >>> 4DSOUND .
E abbiamo avuto l’idea di collegare la nuova installazione di Venezia a Meander, per creare una connessione tra le due opere d’arte. Abbiamo immaginato un’installazione molto interattiva. Così siamo venuti in Italia nel gennaio 2020 per un sopralluogo e alcuni incontri con La Biennale per capire come rendere possibile questo progetto e pianificare la costruzione dell’installazione.Ma poi abbiamo iniziato a sentire notizie sulla pandemia e alla fine di febbraio 2020 l’Italia era in lockdown. Così abbiamo chiesto agli organizzatori della Biennale cosa pensavano sarebbe successo. Ci hanno assicurato che la Biennale si sarebbe comunque svolta come previsto.
Purtroppo, la pandemia è progredita rapidamente e ci è stato detto in marzo che la Biennale sarebbe stata rinviata a una data da determinare.
Pertanto, abbiamo iniziato a porci alcune domande importanti:
_ possiamo permetterci di continuare a lavorare al progetto, considerando che rimandarlo anche solo di sei mesi è stato un investimento importante in termini di tempo e costi?
_ possiamo proporre lo stesso tipo di installazione in un contesto in cui è richiesto il distanziamento sociale?
Abbiamo deciso di modificare la mostra per adattarla alla nuova situazione di distanziamento sociale e abbiamo iniziato a pensare a cosa avremmo fatto se la Biennale si fosse trasformata in un evento solo digitale.
E l’idea che ci è venuta in mente è stata quella di ridurre la densità fisica dell’installazione potenziando l’uso del suono per creare un ambiente sonoro esteso e progettare degli altoparlanti personalizzati. Attraverso la sua precedente collaborazione con la stilista olandese d’avanguardia Iris Van Herpen, Philip aveva incontrato gli abili registi britannici Warren Du Preez e Nick Thornton-Jones, i quali ci hanno mostrato alcuni CGI [Computer-generated imagery] film che avevano già creato: erano assolutamente stupefacenti!
Abbiamo deciso che, insieme a Warren e Nick, avremmo usato la nuova opera di Venezia per trasmettere l’idea della vita che nasce dalla morte, per dare un messaggio di speranza in un periodo così difficile.
Abbiamo iniziato a lavorare con i filmmaker. Abbiamo inviato loro delle immagini e schemi dell’installazione fisica a cui Philip stava lavorando e loro li hanno trasformati in elementi tridimensionali di computer graphics.
Nel frattempo il compositore, Salvador Breed, e I sound designer, 4DSOUND, hanno iniziato a dare vita alla componente sonora.
Warren, Nick e Salvador hanno lavorato insieme per creare un film e un’esperienza sonora che si fondessero insieme senza soluzione di continuità, come se fossero una cosa sola.
Il team di installazione
Maddalena Mometti: Raccontami della vostra collaborazione con il Conservatorio di Musica di Vicenza “Arrigo Pedrollo”!
Sascha Hastings: È stata una collaborazione meravigliosa! Siamo stati così fortunati! Quando ero a Venezia nel gennaio 2020, dopo aver incontrato te Maddalena, ho incontrato anche altri amici e contatti con cui potenzialmente lavorare. Sapevamo già che avevamo bisogno di trovare un team di installazione locale molto abile che fosse anche specializzato in audio/video, ma naturalmente, a quel tempo, non ci rendevamo conto di quanto pesantemente avremmo dovuto fare affidamento su di loro a causa della pandemia.
Alcuni amici pionieri nel campo dell’Interaction Design mi hanno presentato Davide Tiso, sound designer e docente al conservatorio. In seguito Davide è riuscito a coinvolgere ventuno dei suoi studenti nel nostro progetto.
Anche la Biennale è stata di grande supporto e ha messo a disposizione quattro studenti dell’Accademia. Davide ha coordinato tutto il team dell’installazione, con l’aiuto di due nostri colleghi.
Nonostante tutte le difficoltà dovute alle restrizioni anti-Covid19 – maschere, test molecolari periodi, ecc. – gli studenti sono venuti giorno dopo giorno ad aiutarci con grande generosità e impegno. Siamo stati davvero fortunati ad averli avuti nella nostra squadra! Voglio ringraziarli ancora una volta!
Di solito, quando lo studio di Philip lavora ad un’installazione, inviamo una grande squadra che ha esperienza nell’installazione del suo lavoro, perché è abbastanza complesso. Questa volta abbiamo dovuto improvvisare a causa delle limitazioni nei viaggi. È andata così: abbiamo imballato i pezzi dell’installazione in casse e li abbiamo spediti da Toronto a Venezia. Gli studenti hanno poi assemblato la componente fisica della “nuvola” dell’installazione e gli altoparlanti, sotto la guida di Davide e di due nostri ex colleghi che hanno potuto viaggiare a Venezia per assistere. Mentre la Biennale ha costruito lo schermo concavo a pavimento per la proiezione del film.
A quel punto un altro nuovo collega locale, Amerigo Piana, si è unito al team per aiutarci a regolare e sincronizzare il suono, il film e le luci sul posto. Uno degli studenti del conservatorio ha continuato a collaborare con noi durante tutta la Biennale, controllando regolarmente che l’attrezzatura tecnica (altoparlanti, ecc.) fosse ancora installata e funzionasse correttamente.
È stata un’avventura per il nostro studio coordinare il team di installazione a distanza, da così lontano e con sei ore di fuso orario. Ma i nostri colleghi di Venezia sono stati fantastici! Alla fine di ogni giorno ci inviavano fotografie e note di ciò che avevano fatto, e poi Philip e il nostro team tecnico dello studio hanno dato loro istruzioni per il giorno successivo. Naturalmente abbiamo fatto anche molte videochiamate – grazie al cielo c’è Whatsapp!
Maddalena Mometti: Quale è stato il momento più bello di questa avventura?
Sascha Hastings: Ci sono stati diversi momenti molto emozionanti. Uno è stato quando abbiamo capito come rendere l’installazione possibile nonostante la pandemia, modificando il design iniziale del progetto per concentrarci maggiormente sulle componenti non fisiche – suono e film. Ci siamo resi conto che potevamo consegnare una grande installazione, sia che la Biennale avvenisse nella vita reale sia che fosse solo virtuale. Un altro momento è stato quando abbiamo visto la prima anteprima del film. Era semplicemente bello e sorprendente vedere il lavoro di Philip prendere vita nel film.
Ma per me il momento più sorprendente è stato quando ho visto per la prima volta l’installazione completa in funzione. Quasi non riuscivamo a crederci dopo tutte le battute d’arresto e le sfide. Ci sono stati momenti in cui sembrava che fosse impossibile farlo a causa del Covid-19. Ma abbiamo perseverato e ce l’abbiamo fatta!
Questa avventura è stata un miracolo!
Cosa significa essere una curatrice
Maddalena Mometti: Dimmi qualcosa di più del tuo lavoro come curatrice!
Sascha Hastings: La mia carriera è cominciata davvero per caso. Studiavo Renaissance Studies and German Literature a Toronto e in Germania. Sapevo di voler lavorare nel settore delle arti e della cultura, ma non sapevo ancora né dove né in che modo.
Poi ho ottenuto uno stage alla CBC Radio, dove ho iniziato a fare ricerche per il programma nazionale di punta sulle arti, e poi gradualmente ho imparato a produrre interviste per la radio! È stato un allenamento incredibile per il lavoro curatoriale: in radio devi raccontare storie coerenti e interessanti a un pubblico che è curioso e intelligente ma non necessariamente conosce in dettaglio l’argomento artistico specifico. Ho imparato molto su come presentare e raccontare storie a pubblici diversi e sull’arte in Canada e nel mondo in generale.
Essere un curatore è molto simile a essere un produttore radiofonico, solo che il tuo mezzo è più visivo che verbale. Devi comunque raccontare storie interessanti alle persone e tenerle agganciate. Come curatore, mi vedo come una sorta di elemento di trasmissione o editor tra l’artista e il pubblico. Il mio ruolo è quello di tradurre e trasmettere il lavoro dell’artista al pubblico nel miglior modo possibile.
About Venice
Maddalena Mometti: Cosa ti ha portato a Venezia per la prima volta?
Sascha Hastings: Anni fa ho prodotto un’intervista radiofonica con alcuni artisti canadesi che stavano realizzando il padiglione del Canada alla Biennale d’Arte di Venezia e ho pensato: “Che figata! Un giorno voglio lavorare alla Biennale di Venezia!”. Poi qualche anno dopo ho avuto la possibilità di lavorare con Philip Beesley alla sua mostra per il Padiglione del Canada del 2020 – quella è stata la mia prima esperienza alla Biennale.
Da allora ho lavorato a cinque mostre canadesi alla Biennale e ho anche vissuto a Venezia per un anno. Amo davvero Venezia!
>>> Go to the interview with Philip Beesley!
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IMMAGINI
Le foto sono state pubblicate per gentile concessione di Philip beesley e Sascha Hastings.
Starting from the top:
[images 1,2] Foto dell’instazione Grove
[image 3] Gli studenti che hanno supportato nell’installazione
[image 4] Chic Words in visita all’installazione Grove