Caldi intrecci Made in Italy

Chic Words | M3 Knitwear

Voglio approfittare della storia di oggi per fare outing: sono una freddolosa patologica. Eh sì, non posso più nasconderlo: il mio livello di sopportazione del freddo è veramente tra i più bassi che si siano mai visti!
Come dite? Volete qualche esempio? Beh, vi basti pensare che io inizio già a fine settembre ad indossare i guanti, non posso uscire d’inverno senza cappello (rigorosamente stiloso) e possiedo una nutrita collezione di capispalla per tutte le occasioni (compresa la brezza delle sere ESTIVE). Ne consegue che uno dei materiali che utilizzo più spesso sia la lana, il materiale caldo e confortevole per eccellenza!

 

La lana della mia infanzia


 

La lana rappresenta per me molte cose, ma le sensazioni più forti appartengono alla mia infanzia, quando i capi in lana erano davvero fatti in lana e le mamme sapevano lavorare a maglia con maestria. Se penso alla lana, la prima cosa che mi viene in mente sono dei grossissimi maglioni lavorati a ferri con ricami fatti a mano di fiori e farfalle, gomitoloni colorati e pelosi ai piedi del divano che si muovono rapidi mentre mia mamma creava capi unici fatti per me e per la mia Barbie. Si poteva forse lasciare al freddo la mia compagna di giochi? Il bello era che il maglioncino per la bambola poteva essere ideato e prodotto in circa 20 minuti! Che spasso! Io poi potevo dare il tocco dello stilista, aggiungendo perline e paillettes.

Negli anni le fibre sintetiche sono andate via via a sostituire la lana ma non sempre, a mio parere, con risultati soddisfacenti sia in termini estetici che di prestazioni. Personalmente un maglione di fibra sintetica non mi protegge allo stesso modo dal freddo!
E così mi sono decisa ad approfondire per voi questo tema iniziando a studiare i tipi di lana esistenti e chi li produce, soprattutto in Italia. Nel corso delle mie ricerche mi sono imbattuta nel maglificio >>>M3 Knitwear e nella storia della famiglia di Marzia Saccon, CEO di M3 Knitwear.

Il maglificio M3 Knitwear si trova a San Vendemiano, un borgo di poco meno di 10.000 abitanti in provincia di Treviso, che grazie al suo know-how tecnico e alla sua passione collabora con grandi brand della moda situati in diverse parti del mondo.
Ecco a voi l’intervista a Marzia Saccon titolare, con i fratelli Mauro e Michele e la sorella Reginetta, di M3 Knitwear! Parleremo di >>>Made in Italy e >>>Moda Sostenibile! [Nota 1]

Chic Words | Katia Sanchez | M3 Knitwear 3

 
 

Intervista a Marzia Saccon di M3 Knitwear


 

Maddalena Mometti: Ciao Marzia, grazie per la tua disponibilità. Chic Words ha l’obiettivo di descrivere la moda contemporanea, in tutte le sue sfaccettature, intervistando designer e imprenditori che si sono distinti particolarmente. Oggi siamo qui per raccontare la sua storia, perciò partiamo con ordine: come nasce M3 Knitwear?
Marzia Saccon: M3 Knitwear nasce nel 1992 per dare continuità all’azienda della mia famiglia. I miei genitori hanno fondato nel 1962 una piccola azienda dal nulla: zero soldi, zero materiale ma solo tanta volontà da parte di mia mamma e il desiderio di mio papà di assecondarla nel darle l’opportunità di svolgere il lavoro che amava. Mia mamma, Annamaria, aveva iniziato giovanissima a lavorare a 10 anni perché in famiglia non c’erano grandi possibilità economiche. Non appena mise da parte qualche soldino chiese ai miei nonni di poter andare ad imparare a fare la sarta. Da questa esperienza è nato in lei il desiderio di lavorare nel settore della maglieria e di aprire una sua attività: la Sapam, appunto.
30 anni dopo, nel 1992 appunto, l’azienda ha attraversato un periodo di grande difficoltà a causa della prima importante delocalizzazione dell’industria europea della moda. I miei genitori all’epoca avevano circa 70 dipendenti ma improvvisamente, nel corso di un paio di stagioni, persero diverse commesse perché alcuni importanti clienti iniziarono a spostare la produzione ad Hong Kong (in Cina) e l’azienda venne chiusa.
I miei fratelli, Mauro e Michele, avevano terminato gli studi universitari e maturato già qualche anno di esperienza lavorativa, mentre io mi stavo laureando in quel periodo. Insieme a loro abbiamo deciso di non lasciare disperdere il know-how acquisito dai nostri genitori e abbiamo fondato M3 Knitwear. (M3 sta infatti per le iniziali di Marzia, Mauro e Michele.)
Abbiamo preservato parte del personale pre-esistente, riacquistato tutte le strutture e i macchinari necessari con l’aiuto di qualche cliente e siamo ripartiti di nuovo da zero. Abbiamo scelto di mantenere più piccole le dimensioni aziendali ma di proseguire nel valorizzare le capacità acquisite e quindi di continuare a produrre maglieria di lusso soprattutto per brand stranieri.
Ancora oggi la maggior parte dei nostri clienti si trova fuori dall’Italia, prevalentemente in Europa. Si tratta di grandi firme che realizzano total look, che demandano a noi tutte le collezioni maglieria.

Maddalena Mometti: Una storia davvero affascinante! Grazie di avercela raccontata. Una curiosità: come mai la scelta di lavorare soprattutto per il mercato estero?
Marzia Saccon: Diciamo che una serie di condizioni ci hanno portato ad inserirci in questo tipo di mercato. Già i miei genitori erano esportatori. Negli anni Settanta nel mondo della moda c’è stato un grande boom per la maglieria italiana, che era davvero molto richiesta da aziende estere, soprattutto americani ed inglesi. Quindi sin da subito la nostra azienda ha intrecciato rapporti con il mercato estero, che è caratterizzato da un metodo di lavoro differente rispetto al mercato italiano. Le richieste da parte dei clienti stranieri erano: capacità di avere del personale dedicato al singolo cliente, capacità linguistiche (che all’epoca non erano così diffuse come oggi), precisione e rigore nelle consegne e anche capacità relazionali! Non era così scontato all’epoca riuscire ad interfacciarsi correttamente anche a distanza, ma è stato bello ed emozionante: con alcuni clienti possiamo dire di essere davvero cresciuti ed evoluti insieme! Abbiamo un importante cliente con cui lavoriamo dal 1988 ad esempio!
Mi sento di dire che il nostro rapporto con il mercato estero è stata una evoluzione naturale delle cose perché prima grazie alle opportunità di lavoro che si prospettavano e poi grazie alla nostra capacità di rispondere alle loro richieste. E poi credo anche grazie al passa-parola: abbiamo infatti molte relazioni con aziende del nord Europa che ci conoscono e apprezzano e quindi ci scelgono!

Chic Words | Katia Sanchez | M3 Knitwear
 
 

Un “maglificio fantasista”


 

Maddalena Mometti: Ho letto nel vostro sito web che vi definite un “maglificio fantasista” per l’utilizzo di materie prime di tipologie diverse ma tutte Made in Italy. Come è nato questo nome? Quali sono le materie prime che utilizzate e quali le più innovative?
Marzia Saccon: Ho iniziato ad usare questo termine per spiegare ai vari interlocutori la specificità del nostro lavoro: secondo me la produzione di maglieria si divide in due grandi categorie. Da un lato ci sono quelli che io definisco i maglifici “classici”, che lavorano in modo specializzato fibre molto nobili come ad esempio il puro cashmere o il cashmere-seta per la realizzazione di capi basici, ovvero prediligendo tinte unite e forme essenziali per la confezione, in cui il valore aggiunto è data principalmente dalla qualità del materiale utilizzato. Dall’altro lato ci siamo noi. M3 Knitwear ha da sempre realizzato delle produzioni a fantasia e, per questo motivo, utilizza da sempre molte materie prime differenti. Siamo ad esempio molto abili nelle lavorazioni jacquard, know-how che abbiamo ereditato dal maglificio Sapam creato dai miei genitori. Negli anni Sessanta e Settanta la moda italiana e, soprattutto la maglieria, è stata interessata al gusto per motivi decorativi ricchi, complessi e colorati. Pensiamo ad esempio alle creazioni di Pucci e Roberta di Camerino nel tessuto a navetta, Missoni e Krizia nella maglieria… Successivamente tali motivi decorativi sono stati richiesti di meno, sostituiti da altre suggestioni che siamo stati in grado di soddisfare grazie alle abilità acquisite nel periodo del boom del jacquard. Si tratta di una nostra specificità che abbiamo voluto preservare per poterla mettere a disposizione dei nostri clienti.
Inoltre non abbiamo mai prodotto una maglia del tutto “classica”. Anche nel caso di assenza di pattern, la preziosità del capo era data dalla mescolanza di filati differenti, dallo studio di punti ed intrecci personalizzati, dalla creazione di volumi innovativi nella fase di confezione. In alcuni casi, attraverso l’input e lo scambio di idee con i nostri clienti, abbiamo dato vita a forme davvero singolari che richiedevano quasi un libretto di istruzioni per capire come i capi in maglia dovevano essere indossati! È stato davvero entusiasmante!
Negli ultimi 7-8 anni la richiesta di lavorazioni jacquard si è fatta di nuovo molto importante e il fatto di avere preservato nei nostri archivi lo storico dei punti ideati in passato e la memoria stessa del personale che lavora con noi da allora, è stato un grande vantaggio strategico! Oltre ovviamente al costante aggiornamento tecnologico dei macchinari. Siamo stati in grado pertanto di riproporre delle lavorazioni anche molto complesse che magari altri colleghi non sono più in grado attualmente di riprodurre.

Maddalena Mometti: Mi piacerebbe vedere alcuni esempi di queste maglie con volumi innovativi. Per chi li avete realizzati?
Marzia Saccon: Principalmente erano modelli di Marithé et François Girbaud. Un’altra firma con cui collaboriamo da diverso tempo è Sara Pacini, un brand belga che attualmente sta lavorando però di più sui punti e sulla tridimensionalità della maglia stessa, non tanto sul volume. Abbiamo lavorato anche per Thierry Mugler. L’innovazione nella moda contemporanea è principalmente rivolta al tema della sostenibilità. E garantire un prodotto sostenibile impiegando numerosi fili e materiali diversi è una bella sfida!

Maddalena Mometti: Quali sono i materiali che lavorate?
Marzia Saccon: Nelle stagioni invernali lavoriamo il mohair di varie tipologie, diversi tipi di lana di alpaca e anche mix di fili diversi.
In estate utilizziamo fili di viscosa, lino, cotone, tutti fili di fascia alta, molto sottili. In parte sono presenti anche mix di fili con poliammide e poliestere che servono per dare struttura al filo stesso e mix con fili di lurex per dare lucentezza. Lavoriamo tantissime fibre diverse!
In inverno siamo degli specialisti del mohair, lavoriamo sia quello fermo non elasticizzato di alta qualità, sia il mohair elasticizzato (che è ostico da lavorare e richiede competenze specialistiche)e il mohair seta di origine controllata e certificata per un cliente che fa solo prodotti completamente sostenibili.

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L’impegno per una Moda Sostenibile


 

Maddalena Mometti: Se un brand vi chiede un prodotto sostenibile, come si svolge questo processo?
Marzia Saccon: Abbiamo iniziato questo tipo di progetti per la prima volta alcuni anni fa per il marchio Katia Sanchez, che ha cominciato con noi a realizzare le sue collezioni di moda sostenibile.
Prima di tutto abbiamo individuato un materiale che fosse puro per poter essere riciclato nel modo più agevole possibile.Inoltre una materia prima naturale di alta qualità permette al capo di avere una lunga vita: ovviamente perché ciò avvenga anche le varie fasi di lavorazione del capo stesso, come tessitura e confezione, devono essere svolte con molta cura. Infine i capi devono essere da noi trattati in modo molto specifico così che possano poi essere lavati tranquillamente in casa mantenendo inalterate tutte le caratteristiche di bellezza, morbidezza e vestibilità originali. Non dimentichiamo che il packaging deve essere anch’esso adeguatamente rispettoso delle regole di sostenibilità.
Da questo primo progetto in poi, anche noi abbiamo voluto abbracciare un cammino di sostenibilità. Acquistiamo un filo certificato e stiamo lavorando affinché anche tutte le lavorazioni realizzate da noi siano certificate! Si tratta di un processo lento, fatto di molti passaggi. Grazie a dei finanziamenti europei abbiamo seguito alcuni corsi per documentarci sul tema e abbiamo eseguito una mappatura dell’azienda per capire il nostro grado di sostenibilità e come migliorare. Per quanto riguarda la sostenibilità sociale siamo già ai massimi livelli perché da sempre la nostra azienda si è adoperata per ridurre al minimo gli sprechi energetici e di materiale. Inoltre gli eventuali residui di materiali vengono messi a disposizione di persone terze, come ad esempio per gli ospiti delle case di riposo.Abbiamo già iniziato ad organizzare le consegne dei nostri prodotti finiti in modo più calcolato con l’obiettivo di ridurre il numero dei viaggi, quindi le emissioni di CO2 da esse provocate.

Maddalena Mometti: Una curiosità: quando si parla di materiali certificati dal punto di vista della sostenibilità, questo riguarda anche il fatto di evitare il maltrattamento degli animali?
Marzia Saccon: Certamente! Prendiamo come esempio il caso del mohair certificato, che deve venire da allevamenti che garantiscono il non maltrattamento degli animali. Gli allevamenti di capre per la realizzazione della lana mohair hanno iniziato da tempo il processo di certificazione. Si tratta di allevamenti di grosse dimensioni che, per le condizioni di vita richieste da questo tipo di capre, si trovano in Sudafrica, Texas e Turchia. Nel caso invece della lana di alpaca, gli allevamenti sono piccoli e sparsi per vaste aree geografiche, fatto che rende molto difficile poter effettuare dei controlli. Aggiungiamo inoltre il fatto che la domanda di materie prime certificate sta aumentando esponenzialmente, mentre l’offerta non è sufficientemente ampia, almeno al momento! Per questo motivo gli ordini di materie prime certificate vanno fatte con un anno di anticipo e con quantitativi ridotti!

Maddalena Mometti: In Italia ci sono allevamenti certificati?
Marzia Saccon: Qualcuno ma molto piccolo. Se ne trovano di più in Francia, sui Pirenei, ma sempre di dimensioni ridotte.

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Dove vedere i prodotti di M3 Knitwear


 

Maddalena Mometti: Dove è possibile acquistare alcuni prodotti realizzati da voi per i brand con cui collaborate?
Marzia Saccon: La maggior parte dei brand con cui collaboriamo vende anche tramite e-commerce. Alcuni capi realizzati per Sara Pacini sono disponibili anche nei negozi della catena La Rinascente. Katia Sancez vende solo ed esclusivamente online. Anche Natan, in Italia, vende solo tramite e-commerce.

 

La collaborazione con le grandi firme


 

Maddalena Mometti: Per un brand, come si svolge la collaborazione con voi?
Marzia Saccon: Ogni inizio stagione facciamo una selezione dei filati dalle diverse filature italiane per i nostri clienti. Alcuni dei brand con cui collaboriamo vengono da noi in azienda per vedere le cartelle-colori, per altri ci spostiamo noi oppure si lavora da remoto.
Successivamente realizziamo insieme le prove punti, interpretando lo stile, la filosofia delle diverse firme, a partire da schizzi, fotografie, schemi dettagliati o anche solo suggestioni emozionali che ci vengono fornite. Approvati gli schemi dei punti, si passa alla realizzazione dei prototipi.

Tutto il processo dura dai 3 ai 4 mesi e si ripete due volte l’anno per le stagioni principali. Ma ci sono dei clienti che non seguono stagionalità programmata classica e si inseriscono in questo calendario con tempistiche personalizzate. Si tratta di una collaborazione molto stretta in cui abbiamo di volta in volta 5 o 6 persone del nostro staff dedicate ad una singola collezione. Per ogni cliente riusciamo a sviluppare anche 60 / 70 modelli differenti! Per poter essere sostenibile il nostro lavoro, anche per l’acquisto di materie prime senza sovrapprezzi, consideriamo una produzione minima di circa 150 / 200 pezzi a modello.

Maddalena Mometti:Cosa significa maglieria oggi? Come sono cambiate le tecnologie?
Marzia Saccon: Da un lato la maglieria si evolve continuamente dal punto di vista tecnologico sia per quanto riguarda i macchinari che per la programmazione e la velocità di lavorazione. Le figure dei programmatori delle macchine tessili sono molto importanti! Anche il personale che lavora con noi da decenni, ogni 1 o 2 anni deve seguire dei corsi di aggiornamento.Dall’altro lato la maglieria resta un lavoro molto artigianale per quanto riguarda la confezione e la finitura. C’è un dualismo che deve coesistere.
La maglieria in Italia si è evoluta perché in italia è stata mantenuta attiva tutta la filiera. Le filature più importanti sono tutte italiane, acquistano materie prime estere, ma i fili più belli e pregiati sono tutti prodotti in Italia! Di maglifici se ne sono conservati molti. I produttori di accessori e zip, gli esperti del ricamo e finissaggio ci sono. E sono fondamentali perché tutti apportano innovazione e creatività al prodotto finito.
In Francia, ad esempio, non ci sono più maglifici! Tutti i brand francesi si trovano a dover produrre all’estero e moltissimi vengono in Italia. Si comprende quindi come sia importantissimo preservare la filiera per mantenere questa forza specifica del Made in Italy!
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NOTE
[1] Intervista realizzata a Marzia Saccon in data 7 marzo 2022.
 
 
 
 

IMMAGINI
Immagini per gentile concessione di M3 Knitwear. Partendo dall’altro:
[foto 1] Particolare maglia realizzata per Katia Sanchez

[foto 2] Foto dell’area produttiva di M3 Knitwear

[foto 3] Particolare maglia realizzata per Katia Sanchez

[foto 4] Foto della direzione di M3 Knitwear

[foto 5] Foto del personale di M3 Knitwear

[foto 6] Particolare maglia realizzata per Natan

[foto 7] Particolare maglia realizzata per Natan



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